Una delle innumerevoli esperienze di sviluppo spirituale si manifesta con la stanchezza del corpo. Non si tratta del sentirsi semplicemente stanchi ma di sentirsi stanchi di avere un corpo.
Ogni giorno al risveglio torniamo nella casa presa in affitto e cioè nel corpo, ci alziamo e dobbiamo fare una sequenza di movimenti ed atti finalizzati esclusivamente ad esso. La routine quotidiana per il praticante della disciplina spirituale è territorio di ricerca, il momento di massima esperienza si manifesta proprio al risveglio, quando il corpo spirituale prende coscienza della pesantezza del corpo fisico.
Colui che, nell'istante in cui avverte questa difficile relazione, si trova più lontano dal corpo e contemporaneamente presente alle sensazioni, sperimenta uno stato "altro" che nonostante appaia superficialmente come semplice depressione, si manifesta invece come un progresso della nuova forma animica.
Dopo avere preso coscienza della vera natura del corpo, possiamo occuparcene senza esserne totalmente incentrati. Il corpo, si scoprirà in seguito, è autonomo ha una sua intelligenza e l’atto costante di osservarlo senza reazione permette a quest’ultimo di evolvere o per meglio dire, "spiritualizzarsi"
Il neurofisiologo Paul McLean ha evidenziato che corpo, emozioni e mente, fanno di fatto riferimento a tre diverse componenti del cervello. I pitagorici affermavano che la matrice corporea, definita anche, l’anima del corpo, assomigliasse ad un timido gattino selvatico, difficile da addomesticare.
Le fasi sperimentate da migliaia di praticanti della disciplina spirituale, ci fanno capire che la malattia è sintomo di guarigione, nell’istante in cui si manifesta il dolore noi possiamo liberarci del contenuto biografico e quindi del trauma da esso contenuto.
Liberarsi dal peso psicologico del corpo significa oltrepassare un confine. Durante il processo di spiritualizzazione il praticante si troverà a vedere oltre quel confine, in uno sconfinato spazio vuoto. Questo può accadere in qualsiasi momento, anche mentre ci troviamo a camminare per strada in mezzo alla gente o mentre siamo seduti in pizzeria con degli amici. Lo stato che si sperimenta è quello di una insostenibile leggerezza, fino a quando non entriamo profondamente in contatto con lo stato successivo, dove il corpo diventa strumento di esperienza e nient'altro.
Questo argomento, incomprensibile per molti, risulterà chiaro solo a chi si trova nel mezzo dell’esperienza qui riportata, colui che sta sperimentando il distacco ed il riconoscimento del proprio corpo, troverà rassicurante sapere che l’esperienza analizzata, non è sintomo di depressione ma al contrario manifesta un progresso. Molto spesso i progressi del praticante spirituale si riconoscono tramite quei sintomi che la psicologia tradizionale con estrema facilità, definisce patologia.
Lo psichiatra e ricercatore Stanislav Grof negli anni 70 in California fondò un centro di assistenza che prevedeva interventi mirati per casi particolari, diagnosticati sotto il nome di "emergenze spirituali". Nelle emergenze spirituali i pazienti osservati da Grof spesso venivano arrestati per vagabondaggio sotto effetto di quelle che poi vennero definite "Peack Experiences" stati non ordinari di coscienza.
L’osservazione consapevole di tutti i fenomeni che costantemente ci avvolgono dentro e fuori e dai quali sembriamo mossi come delle barchette di carta, è la pratica più antica che sia mai stata scoperta sul pianeta. Possiamo con certezza dire che colui il quale osserva in perfetta equanimità i contenuti mentali e il continuo muoversi dei fenomeni corporei, quindi il ritmo incessante tra mente e materia, potrà risvegliare dal profondo sonno, la divinità dormiente.
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