La fortezza che abbiamo faticosamente creato intorno a noi, come in tutte le realtà auto-sigillanti, contiene in sé un nucleo di perfezione, formatosi dalla stessa pressione di questa ermetezza solidificata. La stessa conchiglia che si chiude al mondo nella propria resistenza, ha coltivato dentro di sé piccoli frammenti di materia estranea, raccolta soprattutto durante gli attacchi da parte dei predatori esterni. Nel tempo questi piccoli frammenti si sono fusi insieme, nel cuore della conchiglia, formando una meravigliosa perla.
Possiamo dire che la perla interiore dell'uomo è composta da infiniti frammenti raccolti durante il lungo viaggio dell'esistenza, attraverso faticose esperienze che vengono digerite dal nostro inconscio, depositando dentro di noi piccoli frammenti. Quello che crediamo di aver rimosso, perchè giudicato negativo, pesante ed infetto, in realtà si deposita. Oltre a generare un nucleo interiore, forma anche una parte oscurata e ricca di contenuti: "la nostra zona d'ombra".
L' identità è quindi l'insieme di ciò che è visibile e contemporaneamente di ciò che è occultato dalla nostra parte cosciente, un'individuo per potersi definire tale deve quindi integrare entrambe le parti per formare la materia di luce, non soltanto materia ma "Mater" cioè la madre di tutta la materia -l'Energia-Questo processo comporta la difficile accettazione del nostro valore intrinseco perchè in esso è depositato anche l'insieme di ciò che abbiamo faticosamente cercato di escludere.
Possiamo anche dire che ogni forma di malattia nasce da questa esclusione, l'aver generato una zona d'ombra e il disperdere continuamente energia per alimentare questo distacco, genera nell'uomo un vuoto esistenziale e una continua carenza energetica che si manifesta sotto forma di malattia. E' chiaro che la malattia in sé, essendo essa il risultato di una qualche resistenza è anche l'antidoto che ci permette di integrare questa parte esclusa. Quello che l'uomo afflitto dall'ignoranza e scevro di sapienze, ha giudicato come "male", non è altro che il riflesso di luce della perla interiore umana. La luce della sapienza contenuta in questo nobile guardiano interiore ci fa vedere e conoscere il male, perchè tutto possa muoversi verso l'interno per mezzo della sofferenza. La luce proviene da dentro, ed è quindi dentro che dobbiamo andare. Per fare questo non possiamo sceglierlo ma dobbiamo esserne richiamati tramite una forza non umana. In altre parole possiamo dire che dopo una lunga preparazione ciò che deve manifestarsi si manifesterà e questo potrà avvenire solo se in quel momento saremo completamente privi di desiderio.
Questi concetti rimangono tali finchè non si raggiunge l'esperienza della visione profonda tramite quella parte che sembra essere al centro esatto di ogni cosa. Lo stato di visione incontaminato che osserva il muoversi dei fenomeni mutevoli nella densità materiale. Questa parte è chiamata l'"osservatore immobile"; in altre parole potremmo definirla "il completo distacco da ciò che crediamo di essere". Si vede, dalla parte di ciò che è distaccato, l'assoluto non senso e la perdita completa dall'identità fittizia legata all'"io egoico bellico". Una volta che abbiamo fatto esperienza del distacco, assaporando il gusto della "verità reale" ricadiamo perdutamente nei sensi, perchè ciò che si trova oltre il corpo non può essere desiderato. In altre parole, ciò che credevamo di aver raggiunto appare come qualcosa di irraggiungibile.
Ecco che si presenta a noi la buia notte dell'anima. Un'assoluta perdita di senso rispetto a ciò che credevamo essere così vicino e vitale, nel punto esatto dove immaginavamo trovarsi la vera quiete. Ma cos'è la quiete e cosa dobbiamo raggiungere veramente? Questo è il grande insegnamento che riceve colui che ha potuto vedere con gli occhi della consapevolezza, anche solo per un istante ciò che si manifesta al di là di questa sottile membrana: nulla è per sempre, niente è reale, tutto è in costante cambiamento, ogni cosa è effimera, inconsistente, priva di senso. Da qui la luce si spegne, una lunga notte deve trascorrere, il discepolo spirituale deve accettare la sconfitta, la strada ancora si inerpica in salita e dentro non rimane più nulla, ci si sente morire in un duro contrasto tra spirito e materia.
Arriva un punto nel percorso spirituale dove si ha l'impressione di non aver raggiunto nulla e quello che credevamo potesse essere un traguardo non è altro che la sommità di una collina dalla quale si erge una grande montagna. Quello che è stato raggiunto non è un traguardo ma un punto di partenza; l'esserci accorti della presenza di una forma interiore assoluta e completamente distaccata e averne fatto esperienza per brevi istanti diviene l'inizio di un duro processo dove sembra succedere esattamente il contrario di quello che era nelle nostre aspettative. Ecco manifestarsi il senso chiaro della sconfitta e un duro colpo per l'ego che non trova più alcun interesse nel perseguire uno scopo per lui mortale.
Si capisce che lo scopo ultimo è ritornare ad essere sostanza senza forma che osserva la realtà duale appariscente senza esserne coinvolta... Il duro colpo della sconfitta che si percepisce è dovuto proprio a questo distacco inevitabile da ciò che credevamo essere. Si tratta di una maturità spirituale, un gesto di amor proprio nei confronti dell'Anima che anela da sempre ritrovare la propria casa. La casa è il corpo spirituale, il tempio umano che non trova più confini tra interno ed esterno. L'assenza di confini è l'espressione più alta dell'energia sprigionata dall'Amore, come esperienza di passaggio verso le più alte pendici del Parnasso.
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