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LE PIATTAFORME DEL PENSIERO


Le piattaforme dove il pensiero si stabilisce in un pensiero dominante non più accessibile dal suo vecchio sistema di schemi. Stabilendosi il pensiero genera una condizione di rinascita, una sorta di “primavera del pensiero”, questa è una piattaforma dalla quale possiamo ora osservare ciò che è stato, senza però esserne più coinvolti, questa è una piattaforma di consapevolezza e non possiamo più tornare al vecchio schema abbandonato. Non lo desideriamo e contemporaneamente non abbiamo paura che questo possa invaderci di nuovo, siamo saliti sulla piattaforma della
consapevolezza.
Le piattaforme sono innumerevoli, si ascende all'infinito e quando siamo su una piattaforma è facile accorgersene perchè si ha la netta sensazione di morire al passato, Crishnamurti parla di “morire al conosciuto” come qualità intrinseca della mente. Le piattaforme del pensiero sono qualità espresse di una mente nuova, rinnovata, corretta.
Ho potuto vedere che per accedere ad una nuova piattaforma si raggiunge un attrito tra due stati opposti, quello olotropico (verso l'interno) e quello ilotropico (verso l'esterno), questa condizione si può intensificare con il manifestarsi di esperienze dolorose di separazione e quindi esperienze di lutto, ma anche gravi incidenti e gravi malattie, dove una parte di noi, viene lasciata andare per sempre. L'intensificarsi di questa condizione fa emergere una grande quantità di materiale biografico rimosso e ci collega alle matrici perinatali della nascita, in questa condizione si rivive la nascita, mascherata da sintomi incomprensibili che si manifestano nel presente.
Questo stato può essere una grande opportunità di crescita personale se viene vissuto interamente come passaggio verso una nuova piattaforma, il processo ci obbliga a seguirlo senza interferire con mezzi rudimentali che tendono ad impedire la fluidità dei sintomi emergenti.
Quindi siamo disponibili al cambiamento e pronti a morire, diretti verso una meta ignota, spinti da una forza misteriosa che spazza via come uno tsunami le vecchie baracche disseminate nel nostro inconscio. 
Poi il silenzio ritorna, c'è una fresca brezza che accarezza la pelle, l'olfatto è più sensibile, l'occhio vigile, il corpo si sente attraversare da una forza vitale sconosciuta, lentamente prendiamo coscienza di ogni cosa, dentro e fuori c'è una maggiore armonia e l'attrito è scomparso, il cielo e la terra si fondono, la luce diventa predominante, l'ombra non è più qualcosa da escludere, viene invece accolta e integrata. La tempesta è passata, l'orizzonte è limpido, qualche nuvola ancora ombreggia nel cielo, nell'essere è disseminato il silenzio, gli atomi vibrano all'unisono, una dolce musica ci accoglie su una nuova piattaforma.
Ora che il pensiero in quanto mente è stato in parte educato e corretto, da questa nuova piattaforma siamo pronti ad accogliere tutto ciò che l'Universo ci manifesta. Questa in particolare è la piattaforma nella quale c'è maggiore capacità di osservazione: ogni piattaforma ha un suo pensiero dominante e una diversa qualità del pensiero, ogni piattaforma è una sosta verso una nuova piattaforma dove il pensiero dominante viene sostituito da un nuovo pensiero dominante che contiene codici e chiavi per accedere alla nuova piattaforma.
Inevitabilmente siamo destinati ad ascendere fino all'ultima piattaforma che si perde all'orizzonte dell'esistenza e della quale non c'è concesso sapere.
L'immagine dantesca delle piattaforme che in parte ricorda l'ascesa verso gli stati paradisiaci degli ultimi canti della divina commedia, è in realtà una visone soggettiva che ogni individuo, in quanto divenuto "individuo", riesce a scorgere con chiarezza solo dopo essere ascesi allo stato ideale per la visione interiore d'insieme. Questo significa che l'immagine acquista una forma del tutto soggettiva e quella che per me si manifesta come “piattaforma” per altri può manifestarsi come spirale o altro. La sensazione mente-corpo di aver raggiunto uno stato di consapevolezza “nuovo” è in definitiva ciò che accomuna l'esperienza delle piattaforme.
Abbandonarsi a questo movimento accelera il passaggio verso nuovi stati di consapevolezza e l'approdo su nuove piattaforme, una volta arrivati su una piattaforma non possiamo sapere ciò che accadrà esattamente, ma possiamo intuire ciò che si sta muovendo intorno a noi. Ogni piattaforma, infatti, ci dà una diversa visibilità e il magnetismo che abbiamo sviluppato attrae entità/persone che prima non eravamo in grado di attirare nella nostra vita. E' quindi intuibile che nell'ascesa verso i piani più alti dell'esistenza si perde quella struttura di protezione e si diventa più vulnerabili. Questa vulnerabilità in realtà è una qualità della mente, tutti gli attacchi esterni ai quali prima si poneva resistenza, ora possono liberamente attraversare la mente senza alcun attrito.  
Come il filosofo francese Vladimir Janjélévitch (1903-1985) ha lucidamente puntualizzato, infatti, “l'uomo è fondamentalmente vulnerabile” solo perchè “la morte può entrare in lui attraverso tutte le giunture del suo edificio corporeo. La vulnerabilità è quindi un fattore di interesse planetario che da sempre fa emergere nell'uomo un senso di sfida "disumana" nei confronti di quella che invece è la sua stessa natura. La filosofia indiana da sempre ci insegna a riconoscere questa realtà del corpo, che si dipana immediatamente quando, quest'ultimo viene spiritualizzato in unione con la “Grande mente”.

Il processo di spiritualizzazione del corpo, come lo intendevano i pitagorici a quel tempo, è di grandissima attualità nel presente che stiamo vivendo, dove l'argomento della matrice corporea viene affrontato su scala sempre maggiore.


Life Mask of William Blake.
James S. Deville, 1823
"Se il matto persistesse nella sua follia, andrebbe incontro alla saggezza", scriveva William Blake nel libro "Il matrimonio del cielo e dell'inferno". Siamo destinati ad ascendere fino alla visione profonda, nell'atto sublime del risveglio, spinti da un desiderio che non appartiene alla mente che conosciamo. 
"Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza. Implorai e venne a me lo spirito della sapienza" , così è scritto nel "Libro della sapienza", quasi voglia invitarci a percorrere un sentiero di "conoscenza iniziatica". La conoscenza superiore non può emergere da una mente comune e condizionata, è evidente che questa "sapienza" che diventa corpo è conseguenza di una mente rinnovata che ha letteralmente subito una trasformazione profonda, radicale, ascesa quindi ad un livello dove è possibile la "visione".
Scendere è come salire, nel mondo dello spirito, durante la discesa l'orizzonte si espande e noi possiamo vedere ciò che prima non vedevamo, chi si ferma abitua lo sguardo a vedere il limite della coscienza, ma la coscienza è confinata al nostro modo di percepire la realtà, per conoscere la realtà è necessario conoscere lo spirito che la governa.
La nostra evoluzione si poggia su un pensiero dominante che da vita al nostro percorso, rendendolo unico, quello che chiamiamo "destino" lo abbiamo letteralmente scelto.
Esistere è l'atto della divinizzazione, l'incarnazione del corpo di luce, una "Theosis", il processo di trasformazione in Divinità. Più prendiamo coscienza della nostra identità terrena e maggiore è la probabilità di conoscere la vera felicità in questa dimensione. La realtà è governata da una "dicotomia", ciò che è Spirito è Terra e dalla Terra può nascere il corpo in quanto Spirito che la governa.
La mente che si apre ad una nuova idea non torna mai nella dimensione precedente.



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