L'evoluzione delle Costellazioni Familiari
Bert
Hellinger è stato e continua ad essere il tramite di una profonda
conoscenza. Possiamo vederlo nel contesto evolutivo come un
traduttore amorevole dei linguaggi animici. Infatti, sembra proprio
che il suo compito sia quello di osservare e tradurre le
immagini proveniente da una fonte che lui stesso ha definito
“movimento dello spirito”.
Approfondendo
il campo di lavoro dove opera la conoscenza hellingeriana, ci
accorgiamo che ogni definizione è puramente basata su un’esigenza
di natura tecnica che favorisce l’accesso allo scopo stesso del
metodo. La definizione associata al metodo, costellazioni
familiari, limita l’insieme delle pratiche che emergono dal metodo
stesso. Il tempo prorompente e futuristico che stiamo vivendo
scardina le definizioni e mescola l’insieme di una conoscenza
sapienziale per un fine superiore.
Dovremmo
poter operare nella direzione dove le corretti si convogliano e non
verso un’egocentrica definizione di unicità basata principalmente
sull’esclusione più che sulla fusione integrale dei metodi.
Bert
Hellinger ha portato le costellazioni familiari ad essere viste,
marginalmente o vissute profondamente, da molte persone in tutto il
mondo. Questo metodo così largamente e qualche volta
superficialmente definito, si basa su una conoscenza cosmica che non
è stata inventata ma riscoperta. Nel suo libro, “Gli ordini
dell’amore” ci trasmette molti spunti di riflessione quando si
riferisce al procedimento che permette di “vedere” i contenuti
del campo: “L’atteggiamento fenomenologico richiedi di stare
all’erta, pronti all’azione, ma senza compierla. Tramite questa
tensione la nostra capacità e disponibilità a percepire si
estendono al massimo. Chi riesce a reggere questa tensione, dopo un
po’ fa l’esperienza di come, all’interno dell’orizzonte, la
molteplicità si disponga attorno a un centro, e d’un tratto
riconosce come le cose siano connesse le une alle altre, forse
riconosce un ordine, una verità o un passo che porta avanti”.
Si
capisce quindi che le definizione cercano solo di contenere
l’incontenibile, quando viene scoperto ciò che da sempre è
esistito, dovremmo poterlo lasciare incontaminato, come ci ricorda
Rainer Maria Rilke quando dice: “Mi sento più vicino a ciò
che il linguaggio non riesce a esprimere”.
Durante
i sui viaggi, impegnato nell’opera missionaria in Sud Africa, Bert
Hellinger ha potuto conoscere la base ritualistica dove si fonda il
metodo delle costellazioni familiare, mediante l’osservazione della
vita sociale e per mezzo dei rituali esorcistici degli Zulu.
L’osservazione consapevole e lo studio accademico che seguì
successivamente, fece emergere in lui profonde intuizione. Tutto il
lavoro svolto in più di quarant’anni di osservazione è pregnante
di luce intuitiva; ogni cosa vista attraverso i movimenti dello
spirito e manifestata per mezzo del campo morfico non è altro che un
flusso di informazioni provenienti da una fonte profonda e benefica,
quella fonte che abbiamo imparato a definire Cosmo.
Siamo
tribù metropolitane che si incontrano e fanno riti di proliferazione
dell’energia cosmica. Un tempo i nostri antenati erano liberi di
esprimere questa conoscenza sapienziale senza attribuire ad essa
alcun nome, forse orientandosi verso il divino mondo interiore nel
silenzio di una caverna, avvolti dal calore di un fuoco e guidati dal
tintinnio delle gocce d’acqua.
E’
quindi chiaro che stiamo andando verso una conoscenza dhammica,
il che significa “assimilazione della legge naturale”,
attraverso la legge naturale diventiamo sempre più sani, più forti e più intelligenti. Questa trasformazione necessita ancora l’ausilio di
metodi che sembrano separati e quindi definiti a seconda del problema
da risolvere, ma non è così. Il problema è unico, e riguarda la
separazione dalla fonte che ci guida, protegge e in-forma. La
malattia è il sintomo di un disordine generalizzato, finché questo disordine persiste non potrà esserci simbiosi con il Cosmo.
Finchè c’è disordine ci sarà un metodo, una tecnica e una
definizione; in sostanza, ci sarà un medico e un paziente, il
maestro e il discepolo; ci sarà un Dio e una figliolanza che lo
cercherà disperatamente.
Questo
disordine lo riconosciamo anche nella ricerca individuale. La
rielaborazione del metodo è stata negli ultimi cinquant'anni al
centro di un’autentica ricerca; siamo passati dalla psicologia
freudiana basata sull'analisi del sintomo a quella transpersonale
che si mescola allo sciamanesimo; dalla medicina tradizionale siamo
passati alla medicina alternativa, il ribaltamento completo del
paradigma meccanicistico newtoniano e forse uno scossone alla visione
einsteiniana.
Alla
periferia del nucleo di questa ricerca intuitiva, seguita da grandi
menti allineate, c’è un’enorme calderone di nullità,
intellettualismo e psichismo, governato e modellato da nuove formule
religiose e politiche. Questo movimento newage ama attribuire
definizioni senza alcuna radice intuitiva, senza avere conoscenza
alcuna del metodo. Si tratta di un movimento ego-centrato dove tutti
desiderano attribuirsi il ruolo di protagonisti, producendo in questo
modo nuove formule di visibilità. In una parola: confusione.
C’è
bisogno di un metodo unificato che possa unire anziché dividere
creando nuovi metodi e definizioni; un metodo che è tutti gli altri
e che possa essere applicato e assimilato completamente.
In
questo, Bert Hellinger e ancora prima Ruth McClendon e Leslies Kadis
che contribuirono sia allo sviluppo della terapia familiare sistemica
sia alla formazione dello stesso Hellinger, hanno saputo unire
letteralmente le persone, le culture e le religioni, unirle
letteralmente in un cerchio, come facevano i nostri antenati e come
continuano a fare ancora oggi nelle tribù.
F.Kapra,
K.Wilber, R.Assagioli, S.Grof, K.Pibram, O.Rank , sono solo alcuni
dei nomi che rappresentano questo nuovo paradigma e che si fanno
portatori di una conoscenza sapienziale basata su una cosmogenesi,
quindi una linea di collegamento che assorbe direttamente dal Cosmo.
Uniti,
in ascolto di un campo intelligente che manifesta forze di natura
spirituale, ci abbandoniamo alla contemplazione come suggeriscono gli
sciamani e alla meditazione buddhista, attraverso la consapevolezza
del corpo e delle verità profonde inconsce che si manifestano in
esso. Per mezzo della psicologia seguiamo un andamento scientifico,
oltrepassandola, ci permettiamo di indagare nel tempo
attraversando epoche e vite passate, trasportando nel presente il
passato per ricapitolarlo e scioglierne gli irretimenti.
Come dei magneti attraiamo il futuro dall'orizzonte che
intercettiamo all'interno di stati olotropici, interiori, di
coscienza non ordinaria. Seguendo un movimento naturale attraversiamo
l’intero essere e lo depuriamo dalle impurità. Questo è un metodo
unificato.
Concomitanza
dei metodi all'interno delle Costellazioni Familiari
Nelle costellazioni familiari è possibile vedere numerose pratiche
mescolarsi insieme, guidate dal campo di coscienza che opera per
riportare ordine nelle nostre vite. Questo accade durante una
ritualizzazione che ha perduto il sapore antico ma continua a
mantenerne gli effetti manifestando tutto il suo
potenziale.
Il
movimento è più veloce se i partecipanti sono disposti in cerchio.
Il cerchio ritualistico simboleggia l’abbraccio della Dea che
unisce il microcosmo e il macrocosmo, come veniva immaginato nelle
religioni matrifocali, “Lei è il cerchio che si chiude: terra,
aria, fuoco, acqua ed etere”. Anche i nativi americani, quando si
radunano per il culto si dispongono in cerchio o in spirale per
rappresentare il Cosmo, che è curvo.
La
prima cosa che vediamo manifestarsi all'interno di questo spazio
energetico di conoscenza, è un’ intensificazione
della tensione emotiva che si può avvertire in varie aree
del corpo, maggiormente all'altezza dell’ombelico o leggermente
sopra, quella parte definita (area della volontà). Il primo legame
che emerge fin dall'inizio è quindi quello con la tradizione
sciamanica, oltre a quello già accennato con le religioni
matrifocali e Wicca. Le persone nel circolo, spaesate e bombardate da
sensazioni fisiche ed emotive stanno muovendo i loro “punti di
unione” senza averne la minima consapevolezza. Questo
spostamento, che gli sciamani collegano all'area della volontà,
quindi alle emozioni, sviluppa un altro effetto che ci collega ad un
metodo psico-sciamanico conosciuto con il nome di respirazione
olotropica. Anche se non c’è direttamente l’uso della
respirazione accelerata che troviamo nel metodo olotropico,
l’intensificarsi del campo di coscienza condivisa mediante l’unione
e l’intenzione di più persone posizionate in cerchio, crea un
leggero stato non ordinario di coscienza che è il cuore della
tecnica di respirazione olotropica, infatti il
termine olotropica significa, verso l’interno.
Questo stato di coscienza non ordinario può essere intensificato con
l’ausilio della meditazione che viene quindi inclusa come metodo
concomitante all'interno di quello che racchiude tutti gli altri.
Mettersi
al servizio del campo
Quando
facciamo l’esperienza di stare in un gruppo di costellazioni
familiari siamo collegati da un destino comune che ci vuole uniti e a
servizio di un movimento più grande. Questo fa in modo che
l’esperienza possa essere vissuta direttamente e non attraverso una
corrispondenza o indotta per mezzo di un operatore. La bellezza di
questo metodo sta proprio in quello che viene definito “aspetto
fenomenologico” che riguarda principalmente il costellatore, il
quale deve poter cogliere le immagini provenienti dal campo e quindi
entrare in uno stato di presenza incontaminata; riguarda però, anche
chi può permettersi di seguire la stessa onda vibratoria e
assorbirne il massimo beneficio.
Tutto
questo movimento è intriso di conoscenza sapienziale; si percepisce
la stessa sacralità che troviamo nei luoghi di culto o nelle
cattedrali; in poco tempo l’aria della sala diviene più densa e
respirala sembra come inghiottirla, possiamo quasi plasmarla
con le mani. Chi riesce a raggiungere uno stato di presenza si
accorgere chiaramente di tutti questi piccoli cambiamenti e comincia
ad assaporarne la sacralità, il che sprofonda in un abisso di
conoscenza e profondo amore.
A
questo punto quando l’energia della sala diviene densa e carica, si
scatenano corto circuiti e si vede chiaramente il potenziale di
alcune persone manifestarsi sotto forme pranoterapeutiche che aiutano
il processo di guarigione per mezzo della manipolazione energetica.
Non
credo debbano esserci limiti: se qualcosa di inaspettato accade
e manifesta una realtà metodologica completamente estranea, ciò
conferma ancora di più l’enorme potenziale del metodo nel poter
accoglierne altri al suo interno, manifestando appunto un modello
unificato e non più quello recintato all’interno di una
definizione.
Un
altro aspetto evidente che troviamo durante un gruppo di
costellazioni familiari, riguarda l’interconnessione diretta
attraverso il donarsi completamente a beneficio di altri. In questo
si osservano da vicino le dinamiche della compensazione, centrali
all’interno dei sistemi familiari e di relazione. Il dare e il
ricevere accadono spontaneamente, ci si sente in equilibrio perché
oltre alla possibilità di mettersi a servizio, riceviamo
simultaneamente una grande quantità di informazioni; questo
equilibrio si può letteralmente sentire nel momento in cui ci
affidiamo ad un movimento spirituale con amore, accorgendoci quindi,
di essere mossi da una forza molto più grande di noi.
Possiamo
dunque osservare guarire la nostra anima attraverso il dare
incondizionato.
Questo
particolare modello comportamentale lo troviamo nel cuore di molti
insegnamenti; muovendoci in linea con l’ordine cosmico stiamo
spontaneamente progredendo sul nobile sentiero, le informazioni
arrivano dalla profonda radice dell’insegnamento del Buddha, Il
Dhamma.
Lo
spirito democratico che si respira all’interno di un gruppo di
costellazioni familiari, sostenute dall’apporto di un bravo
costellatore, è l’esempio più chiaro di coesione dei metodi. Ogni
persona porta con sé il proprio vissuto e la propria conoscenza.
Mettersi a servizio del campo non comporta alcuna rinuncia, sia di
natura religiosa o di metodo, non è necessario rinunciare al proprio
credo o cambiare improvvisamente rotta. Quello che il metodo
Hellinger ci chiede è solamente rimanere aperti e a servizio dello
spirito, perché nella cura del metodo è inclusa anche la cura per
il prossimo, attraverso il servizio incondizionato come base della
guarigione, nostra e del mondo intero.
Il
costellatore come guida
Emerge
chiaramente l’importanza di una guida. Il metodo delle
costellazioni familiari con tutto il suo potenziale viene trasmesso
per esperienza diretta ad un’altra persona attraverso un percorso
iniziatico che vede un processo di studio
accademico-esperienziale e di ricerca personale. Questo dovrebbe far
capire che non si tratta di un gioco ma di un serio metodo
d’indagine, che, dice lo stesso Bert Hellinger: “ci mette di
fronte ad una questione di vita o di morte”.
Il
costellatore deve aver potuto sviluppare la capacità di
entrare in contatto con l’aspetto fenomenologico per mezzo
dell’intuizione. Non è possibile muoversi in linea con l’ordine
spirituale se prima non siamo riusciti a contattarlo;
soprattutto non è possibile seguire un movimento naturale se il
costellatore non raggiunge uno stato di presenza sufficiente. Questa
condizione di concentrazione e pura attenzione diviene per il campo
una garanzia: il movimento dello spirito, paradossalmente, ha un
estremo bisogno della nostra “presenza”.
Le
rivelazioni del metodo
Bert
Hellinger ha portato in evidenza un modello di indagine che si
alimenta attraverso lo stato di presenza. Durante una costellazione
le persone che fungono da rappresentanti vengono accompagnate
all'interno di un campo di informazioni (morfogenetico) e gli viene
chiesto di “seguire un movimento”. Questo movimento è spontaneo:
si può notare chiaramente che, anche se ci sono delle resistenze da
parte dei rappresentanti, la forza del campo muove comunque i loro
corpi in maniera autonoma al di fuori della loro volontà. Questa
condizione ci mette di fronte qualcosa di inspiegabile: tutt'ora
nessuno è ancora riuscito a spiegarsi in che modo questo "movimento”
spinga ha rappresentare scene ed immagini fino a quel momento
sconosciute. Una sola domanda dovrebbe emergere alla superficie del
pensiero: che cosa ci muove?
Questa
domanda è alla base del metodo stesso, tutto viene sorretto da un
mistero che si può sentire attraverso lo stato di presenza. Potremmo
anche dire che l’esperienza del campo di coscienza condivisa “campo
morfico” è un’esperienza di presenza mentale. Di fatto, chi ha
potuto sperimentare stati continuativi di presenza mentale, può
confermare che il movimento accade spontaneamente attraverso un
abbandono completo.
Dovremmo
comunque considerare che molte persone che fanno esperienza del
metodo per la prima volta, vengono risucchiate all’interno di una
esperienza così intensa, spesso senza alcun effettivo precedente.
Questo ha su di loro, un effetto ancora più forte. Scoprire in poche
ore che siamo letteralmente mossi da una forza più grande di noi che
vuole portare ordine nella nostra vita, è come sentirsi
improvvisamente smascherati. Questo il motivo per il quale la
prerogativa principale per chi volesse parteciparvi è non opporre
alcuna resistenza; restare aperti al movimento garantisce
l’assorbimento di tutte le informazioni che, ad un livello sottile,
passano attraverso il campo.
Quello
che si può vedere chiaramente nel metodo che Hellinger ha
perfezionato nella sua lunga carriera, è principalmente l’unione
di due importanti aspetti, entrambi collaborano reciprocamente
contribuendo alla manifestazione in superficie di una soluzione.
La
presenza, il modo di parlare, i movimenti, il carattere amorevole
dello stesso Hellinger denotano con estrema chiarezza l’agire
interno della contemplazione. Abbiamo da un lato il metodo di
indagine psicologica attraverso il contesto sistemico e dall’altra
abbiamo l’aspetto meditativo che apparentemente sembra quasi
assorbire tutti i contenuti tecnici, dove il metodo si poggia. Accade
quindi che attraverso la contemplazione, con l’uso corretto dello
sguardo e del corpo, il costellatore si fa strumento per qualcosa
molto più grande di lui e nel seguire questa grandezza, attraverso
l’intuizione, raggiunge una soluzione per il cliente.
Questa
è una straordinaria rivelazione per chi riesce a coglierne i
contenuti. Ci troviamo di fronte una frontiera oltre la quale non vi
sarà più una spiegazione teorica del come e del perché, soltanto
l’evidenza che conferma la regola (legge naturale) alla quale ci
affidiamo per mezzo di uno stato di assorbimento, attraverso
l’osservazione delle immagini intuitive. Grazie a questo movimento
si scopre la straordinaria possibilità di manipolare i contenuti
inconsci per mezzo dello spirito; è come aprire le finestre di una
vecchia casa disabitata da tempo.
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