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LO SVILUPPO DELLA SAGGEZZA



Non si tratta di arrivare ad una comprensione assoluta dell’esistenza;  quello che realmente ci interessa è la scoperta della realtà;una volta che l’oggetto viene osservato per quello che è, di conseguenza possiamo sviluppare saggezza. 

Ma che cos’è  ciò che osserviamo? Di cosa si tratta? Sono forme che possiamo suddividere in infinite specie, sostanzialmente due categorie : animato e non animato. Il mondo delle forme appare intorno a noi come un oceano di realtà apparente in costante cambiamento.
 A prescindere da quello che noi crediamo un oggetto possa essere, la sua funzione, la storia e quindi la porzione di memorie ad esso associata, la realtà ultima che lo caratterizza è quella dell’impermanenza; che esso sia animato o inanimato la natura intrinseca dell’oggetto osservato non cambia: esso è destinato ad estinguersi da quella forma. 
Anche se può sembrare inverosimile, la differenza sostanziale che ci permette di sviluppare saggezza dipende dal modo in cui osserviamo l’oggetto della nostra attenzione.
La saggezza è qualcosa di indispensabile su questo piano di esistenza, senza di essa siamo soggetti alle intemperie della mente, venendone condizionati. 
Quando osserviamo correttamente stiamo progredendo, e progredire significa divenire più saggi. Ovviamente viene da porsi una domanda che merita una sostanziosa risposta: cosa s'intende per "osservare correttamente"?

Il giusto modo di osservare
In tutte le discipline iniziatiche troviamo il termine “osservare” : ci dicono di imparare ad osservare la realtà non per quello che crediamo essa sia ma per quello che realmente è. Rudolf Steiner, ad esempio, centralizzava l’osservazione sull'oggetto attraverso un lungo periodo di lavoro nel quale il discepolo occultista imparava ad osservare la realtà racchiusa in esso scorgendone la luminescenza colorata. Anche nel Nagualismo toltecho troviamo la pratica dell’osservazione  attraverso la contemplazione: una formula che gli sciamani adottarono per “disintegrare il mondo”, ovvero, lasciare che la realtà emerga spontaneamente. 

Quando osserviamo correttamente, il dialogo interiore cessa: nella nostra mente c’è l’oggetto, il soggetto e nient'altro, come ad esempio possiamo vedere nella pratica di “anapana” -  consapevolezza del respiro - dove l’attenzione viene concentrata su un piccolissimo punto all'entrata delle narici sopra il labbro superiore. Nel tempo si raggiunge il samadhi di assorbimento e questa è l’indicazione di quella che viene definita “retta concentrazione” priva di interferenze, unicamente presente all'oggetto.  

Quando la mente raggiunge uno stato di pura concentrazione e noi entriamo nel samadhi di assorbimento , ha inizio un processo di “insight” che lentamente trasforma la nostra visione del mondo facendola diventare una “retta visione”, una "visione profonda"; ciò che vedremo sarà la realtà per quello che è e non più una rappresentazione della mente condizionata.
La saggezza, dunque, si sviluppa attraverso il samadhi (concentrazione), in uno satato di nitidezza della realtà dove viene automatico comprendere che il nostro reagire agli eventi sconvenienti  non è altro che  il risultato di una dinamica mentale condizionata di natura egoica. 
Il saggio è colui che principalmente di fronte alle difficoltà della vita rimane calmo e concentrato, pieno di compassione e disponibilità verso il prossimo. Non c’è motivo di preoccuparsi, la saggezza è uno stato mentale che ha trasceso completamente qualunque tipo di preoccupazione.

L'ordine naturale 
Non vi è saggezza senza una condotta morale, non esiste una natura disordinata, la foglia che si manifesta all'estremità dell’albero deve procedere attraverso un ordine naturale che non può essere invertito, altrimenti essa non nascerà. Per nascere una foglia ha bisogno del giusto nutrimento e questo passa attraverso una linfa collegata con la terra e con il cielo. 
L’immagine della foglia ci conduce verso la realtà disordinata dell’uomo moderno, proprio perchè mancante di equilibrio tra cielo e terra. L’essere umano fluisce nella realtà attraverso un ordine e successivamente si perde in una dimenticanza: la causa del disordine. 
L’ignoranza domina sovrana attraverso questo disordine. Incapace di equilibrarsi in direzione della verità la mente diventa predominante e impura, come una scimmia impazzita che non sa stare ferma. Questo disfacimento dell’equilibrio non può generare alcuna forma di saggezza. Senza un giusto andamento morale non può esserci ordine e senza ordine la foglia non può nascere, se la foglia non nasce non c’è conoscenza, senza il sapere non c’è una retta visione della realtà, tutto appare distorto, opportunistico e spaventosamente pericoloso.

L’errore inconsapevole e il recupero dell’identità 
Per recuperare la propria vera identità un essere umano  deve viaggiare nel mezzo, in equilibrio tra la bramosi e l’avversione in uno stato di non reazione. L’osservazione diventa predominante e incessante, come ci ricorda Gesù con le parole :”fianchi cinti e lucerna accesa”. Non può esserci alcuno sviluppo senza una pratica di osservazione e di conseguenza non potrà esserci alcuna saggezza autentica, al massimo una vanità nel credere di aver vissuto un’intera esistenza. 

Si può raggiungere la più alta forma di saggezza a qualunque età perchè essa non riguarda lo svolgimento del tempo ma l’intensità del proprio vissuto; per intensità ovviamente si intende la concentrazione che sviluppiamo attraverso l’osservazione della realtà.

Anche se è difficile da credere, il ciclo dell’esistenza appare in forma di aspirale  ripetendo continuamente le parti complesse che non riusciamo a comprendere. L’università della vita, ironia della sorte, ha un numero di studenti fuori corso che continuano a perpetrare gli stessi errori senza averne alcuna consapevolezza.

La perdita del desiderio attraverso la saggezza
Nella psicologia contemporanea il desiderio appare centrale nello sviluppo delle competenze di un individuo. Uno psicologo potrebbe stimolare i desideri del proprio paziente a fini terapeutici per riattivarlo da un punto di vista sociale. Questa sana ricerca del desiderio come “eros” quindi come sviluppo creativo e non come “eccitazione” o “pulsione” dei propri istinti , ci permette di attivarci da un punto di vista costruttivo. E’ importante vedere la creatività come anticamera della trasformazione. L’incontro con “eros” si traduce come una vocazione, quindi riscoperta di se stessi.

Il passo successivo riguarda un ulteriore scoperta, quella di un’attività autodidattica che ci unisce al flusso stesso dei fenomeni naturali. Una volta che abbiamo appreso come camminare da soli in questa dimensione, scopriremo che possiamo non solo  volare ma anche e definitivamente scomparire, cioè astenerci dalle dinamiche psicologiche che ci inchiodano alla densità della materia. Queste dinamiche sono principalmente basate su una non corretta forma di istruzione che trasversalmente attiva l’insieme dei processi responsabile dello sviluppo subnormale del desiderio. Il grande cartellone pubblicitario che i bambini vedono direttamente dalla finestra dell’aula scolastica appare non disgiunto dalla mente di chi istruisce e ancor di più dalla struttura portante che chiamiamo “scuola”.
Questo processo che potremmo chiamare di “disintegrazione” non è altro che un lento sfibrarsi dell’attività mentale riguardante il desiderio. Quando la mente non desidera più, noi ci alleggeriamo e perdiamo contatto con la realtà superficiale, iniziando così una nuova vita, più profonda e più autentica.
Ovviamente questo processo potrebbe occupare ogni singolo istante della nostra esistenza, una sana occupazione quotidiana che potremmo cominciare a definire SCUOLA; una nuova visione della realtà basata sua una corretta osservazione dei fenomeni naturali, lasciando a madre natura il compito di istruire. 

Lo sviluppo della saggezza è un processo che ci permette di ritornare ad essere “riflessivi” senza alcuna associazione o memoria, senza quindi alcun giudizio. “Io sono ciò che sono”, afferma il saggio; soprattutto  io sono in un processo in cambiamento, in me non risiede alcuna entità definibile, il tutto si riduce ad un processo da osservare ed è proprio da questa osservazione equanime e senza giudizio che si sviluppa la saggezza.

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