(Tratto dal libro "L'arte del silenzio e l'uso della parola" di Amedeo Rotondi - Voldben)
Amedeo Rotondi (Voldben) |
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Questo prezioso scritto di Voldben, che risale al periodo del fascismo, è da includere nella categoria dei grandi saggi che illuminano la via del discepolo spirituale. Come Voldben anche altri ricercatori hanno sottolineato l'importanza strategica dell'uso corretto della parola unito al nutrimento indispensabile del silenzio.
Lo sviluppo di alcune facoltà nobili che, come nel caso citato, rendono fertile il terreno dei nostri progetti, non sono di competenza esclusiva dell'iniziato; molte persone sviluppano spontaneamente determinate facoltà che le porteranno a realizzare i propri progetti e ad avere successo nella vita. Queste metodologie sono innate nell'uomo che sviluppa autocoscienza e questo non deve necessariamente coincidere con il percorso spirituale. Nel caso specifico Voldben vuole offrire al lettore uno spunto di riflessione per cercare di smussare gli angolo della personalità e raggiungere un giusto equilibrio energetico, l'approfondimento invece, riguarda altre tipologie di persone che nella ricerca incontreranno, "l'antico insegnamento", risalendo lentamente il grande fiume fino alla sorgente.
Nelle
relazioni umane la prudenza è tra le prime virtù che spesso
condiziona le altre, senza la quale alcune di esse si muterebbero in
vizio.
"Tutti
gli uomini notevoli che ho conosciuto - scrive Maeterlinck - hanno
per uso di astenersi nel dar ragguagli su quanto progettano e su
quanto creano". E consiglia: "Tu stesso prova, nelle tue
povere piccole perplessità di trattenere la lingua per un giorno
intero e l'indomani vedrai come i tuoi disegni e i tuoi doveri ti
appariranno più chiari".
C'è
chi commette il grave errore di parlare dei propri progetti a tutti,
delle mete che vuol raggiungere, delle ambizioni che lo tormentano,
dei programmi della propria vita. Cose tutte che vanno gelosamente
taciute e custodite nel proprio intimo, anche per conservare ad esse,
integra, tutta la forza di propulsione realizzatrice che, altrimenti,
va perduta. Così essi, non sapendo nel silenzio contenerla, non
arrivano mai a concludere nulla, rimanendo interiormente svuotati.
Restano soltanto molte parole e tanti sogni: la cenere di un fuoco
inutilizzato.
Fra
i due naturalmente è preferibile chi agisce e porta sul piano della
realtà umana ciò che altrimenti ne rimarrebbe fuori.
Il
numero dei realizzatori è piuttosto esiguo rispetto a quello dei
sognatori. La ragione è che per realizzare ogni impresa, grande o
piccola, sono necessarie doti che mancano a molti. Per parlarne,
invece, basta solo la lingua. E questa si muove proprio in
proporzione inversa alla capacità realizzatrice dell'uomo.
La
prima dote di ogni realizzatore è la capacità di far convergere
tutte le proprie energie verso il raggiungimento di un solo scopo.
Questa capacità di concentrazione richiede virtù che molti non
posseggono: intelligenza, misura, pazienza, scelta di mezzi, del
tempo, selezione di collaboratori. Il tutto manovrato da una forte
volontà.
Il
parlarne disperde in mille rivoli questa forza, svuota interiormente,
rallenta e disperde la concentrazione dello sforzo, mentre il
silenzio la fortifica; gli serba tutta la carica di propulzione
necessaria all'attuazione, evita il pericolo di far restare il
progetto allo stadio del solo compiacimento di averlo ideato.
E
poi c'è anche l'altro inconveniente, non trascurabile, che parlando
dei propri progetti, si mettono in moto le forze negative di invidia
e gelosia che sono negli altri uomini. Queste, agitate, spesso
riescono a stroncare ciò che si era sognato di realizzare.
Vorrei
arricchire ulteriormente questa profonda riflessione citando alcune
parti del libro "l'INIZIAZIONE" di Rudolf Steiner: "Di
particolare importanza per l'educazione del discepolo è il modo in
cui ascolta gli altri quando parlano. Quando qualcuno esprime
un opinione, e un altro lo ascolta, nell'interiorità di questi sorge
in generale un sentimento di approvazione o di opposizione. Molti si
sentiranno subito spinti a esternare il loro consenso e soprattutto
la loro opinione contraria. Il discepolo deve mettere a tacere ogni
simile approvazione e opposizione. Non si tratta per lui di
modificare a un tratto il suo modo di vivere, per cercare sempre di
conseguire tale completo silenzio interiore. Dovrà iniziare
esercitandosi in alcuni casi da lui deliberatamente scelti".
Steiner
prepara il discepolo spirituale, indicando con estrema precisione le
stazioni fondamentali da raggiungere in modo che la forma animica
possa sviluppare determinate qualità, fondamentali alla riuscita del
processo di spiritualizzazione che porterà il discepolo a
contattare, quello che viene definito "mondo soprasensibile".
Aggiunge scrivendo: " Certo occorre per questo una severissima
autodisciplina, che però conduce a un'alta meta. Se dunque questi
esercizi vengono eseguiti insieme agli altri già descritti che
riguardano i suoni della natura, si sviluppa nell'anima un nuovo
udito. Essa diventa capace di percepire dal mondo spirituale
comunicazioni che non trovano espressione nei suoni esteriori
percepibili per l'orecchio fisico. Si desta la possibilità della
'parola interiore'. Delle verità si rivelano a poco a poco dal mondo
spirituale al discepolo; ed egli ode che si parla in modo
spirituale".
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