Il doppio legame
Un sistema familiare è qualcosa di molto complesso. Già a partire dagli anni '40 si delineano i primi studi di ordine fenomenologico con la nascita della “Terapia Familiare Intergenerazionale” nata dalle ricerche di Frieda Fromm-Reichmann, e in seguito il cosiddetto “gruppo di Palo Alto” sulla scia di Reichmann enunciò l'ipotesi di “doppio legame” che fece emergere uno dei fondamenti del disturbo schizofrenico, ripreso poi anche dallo psichiatra statunitense Harold Frederic Searles , nel quale il soggetto sofferente diviene “malato designato” proprio perché capace di vedere le cose “correttamente”.
Il concepimento, come evento erroneo, quindi non voluto, segna un confine indelebile nella memoria del
feto; successivamente il soggetto nato da tale errore, per risonanza riceverà l'informazione autentica e si farà portatore di una scissione interna, alimentata, nel caso in cui questo venga perpetrato, da un disordine della comunicazione. Questo disordine è appunto il nucleo del “doppio legame” che conferma il malato designato, cioè colui che vede le cose correttamente.
Il caso specifico che affronteremo in questo scritto, è uno degli aspetti di tale disordine della comunicazione, che in realtà, se presente, può imprigionare all'interno di una ragnatela psicologica uno o più componenti del sistema familiare aventi storie differenti e per così dire “cumuli traumatici” differenti.
In questo caso ci concentreremo sul nodo più debole, quindi sulla memoria del feto, ricongiungibile all'evento erroneo del concepimento. Tale punto debole può avere una risonanza sull'intera struttura psicofisica. E' vero che, il doppio legame può nascere da fattori completamente differenti, ma alla base dello stesso si trova una comunicazione distorta; spesso questa viene perpetrata a causa di un segreto. Quindi, anche nel caso di un concepimento accaduto per errore, possono manifestarsi conseguenze sistemiche di vasta portata.
Partiamo dunque dalla possibilità che in un sistema familiare il soggetto concepito per errore possa essere all'oscuro di tutto. Il rimando sistemico, quindi la comunicazione dei genitori e degli altri membri del sistema, diventa un continuo stimolo inconscio, alimentato dal linguaggio non verbale.
Il soggetto sofferente e imprigionato da tale doppio legame, continuerà ad indebolirsi e ad alimentare la propria scissione interna proprio perché il disordine comunicativo che percepisce è un vero e proprio ostacolo ad una crescita psicologica sana. Questo accade se il soggetto concepito per errore non solo viene mantenuto all'oscuro di tutto ma anche se la propria nascita sia stata causa di rottura di un qualche equilibrio interno - un progetto familiare finito male con profondi squilibri di natura economica, ma anche il semplice sovraccaricarsi di ulteriori responsabilità- . Come ci ricorda James Hillman, quando nel suo libro, “Il codice dell'anima”, descrive l'immagine di un padre assorto, seduto sul divano che inconsciamente comincia ad odiare il figlio, attribuendogli la responsabilità del proprio fallimento.
Una delle scoperte più importanti in ambito sistemico è dunque questo legame ambivalente che si instaura tra il soggetto sofferente designato come portatore della follia interna del sistema e il sistema stesso, rappresentato dalle figure genitoriali e da tutte quelle che orbitano intorno tali figure. Questa scoperta, così attuale ancora oggi e largamente studiata è causa di numerosi disturbi. La mancata comunicazione o una comunicazione disordinata tra genitore e figlio, la presenza impalpabile di un segreto di famiglia che riguarda la nostra venuta al mondo, diventano fonte di disturbo se non vengono indagati e sgrossati attraverso la terapia.
Comincia in questo modo un'interminabile viaggio di ricerca alla scoperta delle cause che hanno determinato questo bacino di angoscia. E' il figlio che ormai stremato chiede alla madre: “perché sono così infelice?”, e la la madre che guardando con amore il figlio, continua a giocare il ruolo del doppio legame attraverso una comunicazione distorta.
Il grande cerchio dell'esperienza inevitabilmente si chiuderà per lasciare spazio a qualcosa di nuovo. Il soggetto sofferente percepisce inconsciamente questa spinta naturale al compimento, cerca una chiarificazione. Una forza più grande determinerà questa chiusura: sarà per mezzo della nostra capacità d'indagine se tale compimento, invece di raggiungerci con forza brutale, verrà accompagnato e smussato dal balsamo della consapevolezza.
La memoria cellulare
Abbiamo dunque sottolineato che esiste un effetto di ordine psicologico alimentato da una comunicazione distorta, quello che appunto viene definito, doppio legame. Nel caso specifico stiamo analizzando quest'ultimo in relazione ad un evento sotterraneo di natura intrauterina, riconducibile al concepimento. Gli scienziati hanno potuto osservare l'attività del cervello già a partire dalla prima metà del '900. Attraverso l'invenzione dell'elettroencefalogramma (EEG) sono state identificate una serie di frequenze riconducibili ad un particolare stato di percezione.
Negli ultimi anni, studi scientifici confermano che il feto e ancora prima l'embrione ha la capacità di immagazzinare informazioni ad un livello analogico. Di particolare rilevanza solo le Onde Theta, tra i 4 ed i 7/8 Hz . Già a partire dal 18° giorno di gestazione attraverso quella che viene definita induzione neurale si formano le prime strutture del sistema nervoso. Queste cellule hanno la capacità di immagazzinare segnali analogici e imprimerli nella propria memoria interna.
Il concepimento diviene quindi un fattore determinante che deve essere vissuto con consapevolezza sia nel caso in cui tale esperienza venga fortemente voluta sia nel caso in cui questo accada erroneamente. Ci troviamo di fronte una serie di interrogativi che vanno affrontati nel corso di un'intera esistenza e che ogni genitore deve poter metabolizzare insieme al figlio coltivando il dialogo e la comunicazione. Tutto ciò che viene nascosto o che addirittura viene rimosso diventerà un fattore di conflitto all'interno del rapporto.
Una forza più grande di noi
Ci sono però alcuni aspetti che dobbiamo necessariamente affrontare.
Prima di tutto ciò che è accaduto per errore potrebbe essere qualcosa che abbiamo desiderato inconsciamente.
Carl Gustav Jung definiva inconscio, il mondo degli antenati e dei morti. Esiste dunque una causa sistemica che dal passato giunge fino a noi, e che durante il sogno, attraverso differenti piani di coscienza, si esprime sotto forma di immagini simboliche.
Se inseriamo la nascita all'interno di un contesto simbolico essa diviene qualcosa che ci appartiene fortemente, a prescindere dalle cause superficiali che hanno generato tale evento. Quindi non solo la nostra venuta al mondo è in un certo senso voluta da “forze maggiori”, ma ci rappresenta, o meglio, siamo noi i rappresentanti della nascita. Siamo testimoni e portatori della fiamma eterna, la vita.
La nascita è qualcosa di numinoso che noi tutti siamo chiamati a riscoprire attraverso un lungo processo di auto-conoscenza.
Si spiega in questo modo un processo circolare, un cerchio che brama di ricongiungersi. Una forza archetipica che ci spinge nella “vita” compiendo una traiettoria circolare per poi ritornare all'origine, alle memorie intrauterine, e poi ancora oltre, divenendo una spirale verso l'interno.
Stiamo parlando di un percorso che, paradossalmente, non si può compiere nell'arco di un'esistenza. Affrontiamo così il ciclo della rinascita incessante, centrale nell'induismo e nel buddismo, fino al raggiungimento del dominio completo di ogni piano di coscienza. Un argomento, quest'ultimo, che richiederebbe più tempo per poter essere affrontato.
Il trauma
Un trauma appare, da un punto di vista simbolico, come una crepa sulla parete di un guscio. Questa leggera apertura verso l'infinito della coscienza permette al magma dell'inconscio di penetrare al suo interno. La psicoanalisi ad esempio, in particolar modo quella freudiana è un tentativo di contenere e ordinare in un certo senso questa compenetrazione. Nel tempo i ricercatori hanno potuto studiare meglio tale invasione dell'inconscio nella sfera cosciente. Già Carl Jung nel 1908, studiando una paziente affetta da quella che veniva chiamata dementia praecox, l'odierna schizofrenia, scriveva nei suoi diari: “Più di una volta ho osservato che nel fondo di tali pazienti resta nascosta una "personalità" che deve considerarsi normale, e che sta, per così dire, a guardare”.
Provate ad immaginare, ad esempio, quello che potrebbe accadere se cominciassimo tutti a parlare attraverso il linguaggio dei sogni”. Apparentemente sarebbe il caos, ma nel tempo questo caos diverrebbe ordinato. Un caos ordinato, esattamente il modo in cui appare l'universo agli astrofisici.
L'inconscio, gli innumerevoli mondi della coscienza nella sua vastità, ci appare come fosse l'universo. La scoperta, che in un certo senso è ancora in via di definizione, arrivò già durante l'incontro tra il fisico quantistico Wolgang Pauli e Carl Jung. I quali insieme gettarono le fondamenta per un gemellaggio tra scienza e spiritualità, tra spirito e materia. Ciò che Pauli chiamò “orologio cosmico” è proprio questa inseparabile fusione tra l'elemento spirito e quello materia. Entrambi legati da una congiunzione nell'unico asse che chiamiamo sincronicità.
La danza degli elettroni si manifesta in forma globale con caratteristiche non-locali, ci ricorda Massimo Teodorani, astrofisico e ricercatore italiano. Si tratta infatti, come egli sottolinea, di una manifestazione di sincronicità, che contemporaneamente accade tra le particelle nella loro danza e “il regista” invisibile che dirige la danza.
Se questo “regista invisibile” dirige misteriosamente, attraverso una sincronicità, ogni singola particella dell'universo, per quale motivo un essere umano dovrebbe nascere per errore?
Siamo mossi
Si compie in questo modo un'analisi circolare che ci ricongiunge ad una verità assoluta. L'essere umano è mosso da
forze di natura spirituale che operano nella vastità dei mondi interiori della coscienza. Ogni singolo trauma che riceviamo nelle nostre esistenze e in primis quello della nascita, non andrebbero considerati come delle fratture capaci di far vacillare la nostra struttura psichica, ma al contrario delle crepe sulla superficie della nostra cupola cosciente dalle quali penetra la sostanza dell'inconscio, comprese tutte quelle “manifestazioni” che possono rappresentare delle contaminazioni vibrazionali capaci di alterare il nostro comportamento.
La psicologia dovrebbe in questo senso ampliare le proprie capacità di indagine, senza mantenersi all'interno dello stesso guscio psicologico o poco oltre, in quello che definisce inconscio e che non può essere indagato nella sua vastità attraverso il metodo analitico.
Non esiste dunque alcun errore nel mondo della coscienza ma solo in quello superficiale degli uomini. Finché si resterà invischiati in quella che i mistici chiamano “natura inferire” allora ogni trauma potrà degenerare in una patologia.
Essere concepiti per errore è dunque un segno di riconoscimento inequivocabile che definisce l'agire dello spirito nell'uomo. Il che significa esserne parte attraverso la nascita nella dimensione densa del corpo fisico.
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